Capitolo sesto
Lunedì mattina. In macchina. Sulla
strada per la Pedretti, prestigiosa azienda di rubinetterie nel comparto di
Borgomanero. Sono tutte là le rubinetterie. In uno di quei paesini c’è anche il
museo del rubinetto. Devo incontrare il signor Giorgio Pedretti, terza
generazione di imprenditori. Me lo
sono sognato questa notte.
Non mi capita spesso. Di sognare
potenziali clienti intendo. Con il sonno, e il sogno, ho un rapporto idilliaco
e sottomesso. Cedo loro senza nemmeno opporre minima resistenza. Sì, lo so, in
questo sono un tipo facile: mi lascio sedurre all’istante. A volte mi
addormento nel tragitto che la testa compie per atterrare sul cuscino. E dormo,
con la medesima facilità, in ogni circostanza e luogo. Fusi orari? Mi fanno un
baffo. Aerei o treni? Perché fare lo schizzinoso! Hotel, pensioni, camere in
affitto, casa mia? Tutto fa sonno.
E con la medesima facilità passo
dal sonno alla veglia. Beh, magari con un po’ meno di facilità. A volte è come
se mi strappassero il sonno dalla faccia, ed è operazione che fa un po’ male,
perché ti lascia lì, a metà del ponte che di solito percorri di corsa, per
uscire fuggendo dallo stato di incoscienza e approdare, con un senso di
salvezza e soddisfazione, nel territorio della razionalità, che per me ha una
grande importanza. La sveglia, quelle rare volte che suona anticipando il mio
risveglio naturale, mi congela come un faro improvvisamente sparato sulla mia
corsa tra i due estremi del ponte. E mi rende più difficile recuperare la piena
lucidità.
Allora i primi secondi sono una
rissa tra i sogni che mi strattonano pretendendo che li traduca in vita, che li
sottragga alla dimensione mistica di profezie o di grida dell’inconscio che
vogliono mettermi in guardia da depositi incrostati e dimenticati in qualche
polveroso angolo del mio animo da dove possono comunque percolare il loro
veleno, inavvertito, nella quotidianità, e la mattina che mi viene incontro a
sirene spiegate, a luci squillanti, e non chiede, afferma. Perché i sogni
comunque sono un dono, anche quando imbarazzano parlando di donne che non
devono avere posto nella tua vita, e che spezzano il rigido controllo, fondato
sull’amore, che nella veglia razionale raramente si sbreccia. Ti lasciano in
eredità pensieri che è spreco dimenticare e non degnare di una riflessione,
anche di sbieco, tra un caffè e uno sguardo al cielo che oggi sembra voler
riempire il mondo tanto è blu, tanto è teso e lucido, ventoso, tiepido,
stirato.
Vincere queste battaglie
rassicura.