lunedì 23 gennaio 2012

La memoria è un ripostiglio


Prossimo post giovedì 26 gennaio


Mia moglie dice che la memoria è come un ripostiglio: quando sei giovane c’è un sacco di spazio che cerchi di utilizzare al meglio. Man mano che i ricordi si accumulano, con fatica cerchi di tenere un ordine logico, che ti permetta di ritrovare con facilità ciò che cerchi. Ben presto però ti rendi conto che lo sforzo è inutile perché è molto difficile decidere che cosa gettare via subito e cosa conservare per la vita, per cui abbandoni l’idea di catalogare, di fissare un criterio e finisci per buttare dentro alla rinfusa, cercando solo di trovare uno spazio ancora libero. E’ chiaro che così facendo diventa pressoché impossibile ritrovare alla bisogna un nome, un volto, un indirizzo, un’immagine, perché il cassetto dov’è conservato è ormai sepolto sotto valanghe di altre immagini, altri indirizzi, altri volti, altri nomi. E così, come in un solaio dove ormai non entri più per evitare che dolore si aggiunga a dolore, smetti di cercare di ricordare. Fino a quando un sapore, una voce improvvisa e inattesa, non schiude per qualche strano gioco del destino, la finestra giusta. E allora ritrovi il filo, che ti conduce dove non sai neppure e ti trovi davanti ad un ricordo tagliente, lucido, senza neppure un velo di polvere, che parla secco e aspro al cuore, che pretende attenzione.
Fu così che mentre mangiavo un panino, seduto ad un tavolino esterno di un bar poco lontano dalla sede della HAL servizi, fui aggredito da un’immagine che risaliva a qualche anno prima

Nessun commento:

Posta un commento