Prossimo post Lunedì 6 febbraio
Poi tutto scomparve nel momento in
cui una coppia vociante venne a sedersi nel tavolo alle mie spalle discutendo
di non so quale impegno di lavoro.
Mi alzai, e bevvi il caffè
direttamente la bancone. Mancavano dodici minuti all’appuntamento con
Parioletti. Pagai. Rimasi immobile al centro del locale, fingendo di guardare
nel portafogli, mentre in realtà cercavo di trovare in me la forza per
affrontare ciò che sarebbe successo di lì a poco.
Perché sentivo che qui sarebbe
cambiato qualche cosa. L’incontro recente con Pedretti, mi sembrava stessero
indicando una strada, una via di fuga da quel deserto che la crisi finanziaria
aveva steso intorno a me. La crisi finanziaria poi, a pensarci bene era da
quando avevo intrapreso la libera professione e messo su il mio studio da
consulente. Perché questo millennio, così atteso da celebrarlo con sfarzi da
satrapi orientali di prima di Cristo, sembrava essere stato più tarlato dal
millennium bug che non dalle danze sui resti del muro di Berlino. Invece che liberare
la fantasia e lanciarci verso un futuro senza più barriere, sembrava roso
dentro da un verme che ne risucchiasse l’anima. Perché questa era l’impressione
del primo decennio: una scorza vuota che implode lentamente su un nucleo che
marcisce senza consapevolezza.
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