giovedì 9 febbraio 2012

Si inizia a negoziare



Capitolo ottavo

“Costa troppo”.
Era scontato. Che avrebbe comunque detto così. Fa parte del ruolo. E di una certa ignoranza molto diffusa. Non dico che tutti gli imprenditori italiani siano ignoranti: ci mancherebbe altro! Ci sono molti veri geni tra di loro: di quella genialità che sovrasta la logica perché scardina l’analisi, la razionalità per esaltare l’intuito. Come se fosse possibile aggrapparsi ad un raggio di sole per inseguirne la curva e vedere con occhi diversi tutto il creato fino ad inventare qualche cosa di nuovo.
Chapeau! Li invidio di quella invidia bianca, sana, depurata dalla rabbia.
C’è però che poi nel momento in cui scendono da quel raggio di sole, si calano in testa il cappello del duro, come se ci dovesse essere un Humphrey Bogart al comando di ogni azienda. E devono sempre far vedere chi comanda. Non solo: ma ritengono spesso che l’esercizio di questa facoltà si attui in modo specifico nella gestione del denaro. Ecco perché qualunque proposta costa sempre troppo.
Non mi ha lasciato quasi neanche sede il Parioletti, ha iniziato a chiedermi “quanto mi prende?”.
Ho risposto da manuale: “Guardi, l’investimento che le indicherò alla fine è ampiamente recuperato nell’arco dei primi due mesi, secondo il piano che le vorrei illustrare”.
“Sì, ma quanto mi costa!” ha insistito.
“Se permette vorrei riservarmi di svelare l’investimento richiesto dopo averle, brevemente si intende, raccontato come metterlo a frutto e quanto guadagno può produrre”.
“No. Mi dica prima quanto vuole”. Lo ha detto sporgendosi in avanti e tirando i lineamenti, come a voler assumere ancora di più il controllo della situazione. Ricordo che pensai “adesso o si accende una sigaretta sotto il cappello a falde larghe che estrae con colpo teatrale da sotto il tavolo, o mi prende a cazzotti”.
“50.000 euro”, ho allora sparato: a voce alta, senza abbassare lo sguardo. È lì la prima vittoria: se mostri di avere quasi vergogna per ciò che stai chiedendo sei finito. 

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