lunedì 5 marzo 2012

Il peso dell'amicizia




Capitolo nono

Pranzo con un amico per festeggiare il risultato ottenuto con in Parioletti. Con Ferdinando abbiamo condiviso tanti sogni e pochi risultati. Anche lui è consulente, e per certi versi concorrente, ma solo in modo marginale. E soprattutto c’è una amicizia profonda e datata che tiene lontano ogni rischio di conflitto.
Oggi lo vedo particolarmente depresso. E’ per via di un progetto nel quale aveva gettato cuore e passione e che gli è morto tra le mani per l’insipienza e la pavidità dei committenti.
“Ma ti rendi conto?” esclama con un dolore che gli cola giù dalle palpebre per quasi finire nel piatto che con pena finisce per alimentarlo “alla fine dopo tutti quei discorsi ho scoperto che non volevano investire più di 200 mila euro nel progetto. A fronte di un fatturato previsto a regime di 17 milioni di euro. Con un profitto di circa il 30% diciamo 5 milioni”.
Parla veloce come spinto da una rabbia che lo consuma.
“Vuol dire che contavano su un ritorno sull’investimento pari al 2500% in un anno. Neanche la mafia da dei rendimenti così!” mi urla confuso. Per arrivare ad affermazioni così forti deve davvero essere molto turbato.
“E’ che tutti pensano di fare meglio di te il tuo lavoro. Hanno una ignoranza che è pari solo alla loro presunzione. Credono che vendere, promuovere sia banale. E che ci vorrà mai…. Ci vuole intelligenza, saggezza, strategia. Imbecilli e cafoni. Ecco”.
Gli sorrido, cerco di calmarlo, annuisco con partecipazione. Conosco già la vicenda. Me l’ha raccontata più volte.  Si sono presentati con un progetto grandioso: profitti infiniti, il mondo come confine. Ferdinando se li è presi sulle spalle, li ha guidati e dopo quattro mesi di lavoro, di duro lavoro per affermare un marchio che non conoscevano nemmeno i vicini di casa del sito produttivo, i presunti imprenditori si sono resi conto che l’investimento cresceva e i ricavi erano ancora lontani si sono spaventati e da incompetenti hanno mandato tutto all’aria.
Prima sciupando per cattiva coscienza le relazioni importanti, poi cambiando la strategia senza senso. E adesso a Ferdinando, che credeva in quelle scarpe come nei suoi figli, è rimasta una eredità una causa perché, oltre tutto, questi infami non l’hanno neanche pagato.
La lezione è stata dura, anche per me, perché questa minaccia agita sempre il nostro futuro, che il saldo non è mai certo.
Provo con lui a riassumere la situazione per calmarlo e soprattutto per aiutarlo ad uscire da questo trauma, che lo ha segnato profondamente.

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