Prossimo post lunedì 28 novembre
La cena fu animata come sempre.
Quando restammo soli Laura ed io le chiesi finalmente della sua giornata. Oltre
a darmi una mano con l’amministrazione e ad andare in aula qualche volta, Laura
gestisce con una socia, Rossella, alcuni asili nido in franchising.
“Oggi ho avuto la mia solita dose
di pazzie genitoriali. Ho dovuto rimandare a casa un bambino che aveva la
febbre. E sai che cosa mi ha detto il padre? Che l’aveva visto un po’ spento,
ma che aveva insistito tanto per andare all’asilo che aveva dovuto
accontentarlo. Il bambino ha diciotto mesi. Parla a fatica!”
“Si inventano di tutto ormai. E
come ha reagito il papà?”
“Si è un po’ seccato sulle prime.
Non sapeva dove lasciarlo, questo era il problema. Ma noi non possiamo proprio
tenere bambini con la febbre. Per rispetto per lui e per gli altri bambini del
nido. Poi mi ha scritto un’altra tizia: voleva informazioni sugli orari e sul
sistema pedagogico adottato. Ma lo sai il bello? Non ha ancora un bambino!”
“E quando nasce?”
“Non è neanche incinta! Si stava
informando. Capisci? Programmano tutto. Prima ancora di pensare ad un figlio si
informa sugli asili nido della zona”.
“Capisco la previsione. Questa
però mi sembra un po’ eccessiva”.
“Ce ne sono a manciate di
situazioni folli come questa. Ti ricordi di quella signora quarantenne che
finalmente era riuscita ad avere un figlio? Mi disse che se lo voleva coccolare
proprio questo bambino che aveva aspettato così a lungo. Che voleva goderselo.
E che avrebbe fatto delle rinunce sul lavoro, nonostante ricoprisse un ruolo di
grande rilievo. Venne da me due settimane dopo aver partorito. Era appena dopo
Pasqua. Mi chiese da che età prendevamo i bambini. Quando le risposi che prima dei
due mesi era difficile, mi chiese subito se potevamo fare una eccezione. E a
raffica chiese gli orari perché pensava di lasciarcelo dalle otto del mattino
alle sei di sera. E fortuna che voleva stare con lui! Ho fatto molta fatica a
non dirle in faccia quello che pensavo”.
“L’avete preso?”
“Si capisce! E’ con noi dai primi
di maggio. E’ rimasto tutto luglio. Ci manca che chiami mamma la Maria! E’
stato più con lei che con la madre. Che poi è apprensiva come poche. E quanto
latte ha mangiato. E la cacca. E il riposino. Ha Non ha ancora sette mesi.
Quando andrà a scuola, non vorrei essere nei panni degli insegnanti”.
“E’ quel genere di genitore che si
lascia comandare dai figli”
“Già come quella che ha il figlio
di poco più di due anni e che gli lascia gestire la casa. Mangiano quando lui
ha fame. Guardano insieme la televisione e quando lui ha sonno, ordina di
spegnere e vanno tutti a letto. Insieme. Nel lettone”.
“Poi sono quelli che ti ritrovi in
azienda trent’anni dopo e che distruggono ogni forma di collaborazione”.
Restammo in silenzio per un po’ a
guardare la notte che scendeva lieve.
“Domattina c’è la riunione a
scuola” riprese Laura.
“E’ un’occasione per incontrare un
po’ di amici”, sospirai. Mi sentivo così stanco che il pensiero dell’incontro
mi pesava addosso come una lastra di piombo.
“E poi c’è sempre da imparare
dalla Mariolina. E’ proprio brava”.
“Qual è il tema della relazione?”
“La relazione tra genitori e figli
adolescenti”.
“Eh sì, c’è sempre da
approfondire. A proposito…”.
Iniziammo a parlare dei figli mentre caricavamo la lavastoviglie. Poi
finalmente il letto dove vedere un telefilm. Laura si addormenta sempre prima
della fine così mi tocca raccontarle chi era l’assassino e come l’hanno
scoperto. Qualche volta però si sveglia prima della conclusione e sembra che
non abbia perso neppure una inquadratura: questo significa che è molto brava a
cogliere le trame. O che gli sceneggiatori scrivono storie banali e scontate.
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