lunedì 21 novembre 2011

Una cena animata

Prossimo post lunedì 28 novembre



La cena fu animata come sempre. Quando restammo soli Laura ed io le chiesi finalmente della sua giornata. Oltre a darmi una mano con l’amministrazione e ad andare in aula qualche volta, Laura gestisce con una socia, Rossella, alcuni asili nido in franchising.
“Oggi ho avuto la mia solita dose di pazzie genitoriali. Ho dovuto rimandare a casa un bambino che aveva la febbre. E sai che cosa mi ha detto il padre? Che l’aveva visto un po’ spento, ma che aveva insistito tanto per andare all’asilo che aveva dovuto accontentarlo. Il bambino ha diciotto mesi. Parla a fatica!”
“Si inventano di tutto ormai. E come ha reagito il papà?”
“Si è un po’ seccato sulle prime. Non sapeva dove lasciarlo, questo era il problema. Ma noi non possiamo proprio tenere bambini con la febbre. Per rispetto per lui e per gli altri bambini del nido. Poi mi ha scritto un’altra tizia: voleva informazioni sugli orari e sul sistema pedagogico adottato. Ma lo sai il bello? Non ha ancora un bambino!”
“E quando nasce?”
“Non è neanche incinta! Si stava informando. Capisci? Programmano tutto. Prima ancora di pensare ad un figlio si informa sugli asili nido della zona”.
“Capisco la previsione. Questa però mi sembra un po’ eccessiva”.
“Ce ne sono a manciate di situazioni folli come questa. Ti ricordi di quella signora quarantenne che finalmente era riuscita ad avere un figlio? Mi disse che se lo voleva coccolare proprio questo bambino che aveva aspettato così a lungo. Che voleva goderselo. E che avrebbe fatto delle rinunce sul lavoro, nonostante ricoprisse un ruolo di grande rilievo. Venne da me due settimane dopo aver partorito. Era appena dopo Pasqua. Mi chiese da che età prendevamo i bambini. Quando le risposi che prima dei due mesi era difficile, mi chiese subito se potevamo fare una eccezione. E a raffica chiese gli orari perché pensava di lasciarcelo dalle otto del mattino alle sei di sera. E fortuna che voleva stare con lui! Ho fatto molta fatica a non dirle in faccia quello che pensavo”.
“L’avete preso?”
“Si capisce! E’ con noi dai primi di maggio. E’ rimasto tutto luglio. Ci manca che chiami mamma la Maria! E’ stato più con lei che con la madre. Che poi è apprensiva come poche. E quanto latte ha mangiato. E la cacca. E il riposino. Ha Non ha ancora sette mesi. Quando andrà a scuola, non vorrei essere nei panni degli insegnanti”.
“E’ quel genere di genitore che si lascia comandare dai figli”
“Già come quella che ha il figlio di poco più di due anni e che gli lascia gestire la casa. Mangiano quando lui ha fame. Guardano insieme la televisione e quando lui ha sonno, ordina di spegnere e vanno tutti a letto. Insieme. Nel lettone”.
“Poi sono quelli che ti ritrovi in azienda trent’anni dopo e che distruggono ogni forma di collaborazione”.
Restammo in silenzio per un po’ a guardare la notte che scendeva lieve.
“Domattina c’è la riunione a scuola” riprese Laura.
“E’ un’occasione per incontrare un po’ di amici”, sospirai. Mi sentivo così stanco che il pensiero dell’incontro mi pesava addosso come una lastra di piombo.
“E poi c’è sempre da imparare dalla Mariolina. E’ proprio brava”.
“Qual è il tema della relazione?”
“La relazione tra genitori e figli adolescenti”.
“Eh sì, c’è sempre da approfondire. A proposito…”.
Iniziammo a parlare dei figli mentre caricavamo la lavastoviglie. Poi finalmente il letto dove vedere un telefilm. Laura si addormenta sempre prima della fine così mi tocca raccontarle chi era l’assassino e come l’hanno scoperto. Qualche volta però si sveglia prima della conclusione e sembra che non abbia perso neppure una inquadratura: questo significa che è molto brava a cogliere le trame. O che gli sceneggiatori scrivono storie banali e scontate.

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