mercoledì 5 ottobre 2011

La figlia numero 3 - sedicesima puntata


Prossimo post venerdì 7 ottobre




Serena, la figlia numero tre, rompe il ghiaccio raccontando dello spettacolo teatrale della sera prima: sogno di una notte di mezza estate.
 Un po’ una pizza?
Quanto è durato?
Quattro ore!
Quattro ore! Ma: quattro ore o  tipo quattro ore?
Quattro oreI!
Ah beh. Quattro ore! L
E non c’era scenografia. Tipo un cartello luminoso con le lettere che si limitavano a dire Foresta, Spiaggia… e basta. E poi recitavano pesante, gonfio…  Insomma una palla….
Lasciamo stare il teatro allora. La discussione scivola sulla serata di Luca.
Come è andata la cena a casa Brambilla? E a proposito: ma quanti sono, quattro fratelli? 
E come si chiama quello che ha la tua età?
Quella che ha la mia età intendi.
Sì. No, quello. Non quella.
Quello che ha l’età di Eleonora allora.
Sì.
L’età di Eleonora. Appunto.
Ah. E tu conosci lei o lui.
Tutti e due.
 Ah.
Incredibile vero? Quanti incontri si possano fare.
Hanno cambiato casa, l’altra era troppo grande! Che lavoro fa adesso il papà?
Fermi tutti. Basta domande. Mi faccio mandare un fax con stato di famiglia, albero genealogico, cv, e piantina con metratura della nuova casa.
Chiusa la vicenda della serata di Luca, passiamo ai commenti sul cibo.
Il pollo è delizioso così croccante. Odio il pollo pallido. Mia madre era capace di cuocere un pollo lesso mentre lo faceva arrosto. Laura prova ad intervenire per indirizzare la discussione raccontando storie note del suo passato prima di noi.
La cena scorre veloce. Il cursore ha quasi raggiunto la fine file.
Non hai ancora finito il pane? Hai il ritmo di un maratoneta! Noi siamo scattisti.
Il nipotino ieri aveva la febbre. Lo so, lo hai urlato al telefono questa mattina. Anche il papà urla al telefono, specie quando dice “io ti senti, tu mi senti?”. Lui no, ma tutto il condominio sì. E’ come il nonno: più è distante quello che chiama, più lui parla a voce alta. Ma glielo avete spiegato che non funziona così?
Poi la compagnia si sciolse, ognuno intento a trovare la gioia dentro la propria serata. E io, dopo aver aiutato Laura a sparecchiare, me ne restai ancora un po’ in terrazza, in poltrona, a leggere e pensare.
Laura siede accanto a me. Mi sorride. Tace. I miei pensieri saturano lo spazio che ci unisce. Riprende a leggere. Io guardo fuori la sera e le luci delle case. E prima di spegnere l’attenzione lancio la mia sfida: “Parioletti, a noi due!”







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