Prossimo post mercoledì 14 settembre
Ti guardano, picchiano sul tavolo sgombro con il loro indice
che vuol raccontare il loro trionfo, e parlano come macchiette, comiche sì ma
vincenti, come il tizio che ho in mente in questo istante e che incute tanto
timore quanta derisione nei suoi collaboratori, perché quando parla sembra la
caricatura di se stesso.
E così, questa icona dell’imprenditore, finisce nelle
parodie di Zelig, nei romanzi che parlano di lavoro, nell’immaginario di intere
generazioni. Come il commendator Zampetti de I ragazzi della terza C. Anni
d’oro del serial italiano: la commedia casereccia spalmata in una quarantina di
puntate all’anno. Mica come Happy days. Di cavalier Zampetti ne ho incontrati
io, mi verrebbe da dire: io ne ho viste cose che voi umani… Eppure questo è il
mio mestiere. E deve partire dalla conquista della fiducia. Senza quella non si
fa un passo avanti. Perché lui deve annusarla, deve percepirla, deve leggerla
in ogni mia mossa: deve venirgli la voglia di comperare il mio tempo –questo è
quello che vendo: il tempo mio e dei miei colleghi- per metterlo al servizio
del suo scopo: fare più soldi qui e in futuro. E questa scintilla o scocca
subito o è buio per sempre: un buio muto, che magari si strina per due o tre
incontri, ma che si è già creato, come un enorme buco nero.
Di tal genere, se non tali appunto, erano i miei pensieri
mentre, dato l’addio ai monti e impegnata la pianura, già cercavo di capire
come costruire questa fiducia, basandomi sul collegamento con il Magnaga. Che
invece era un uomo retto e semplice. Un amico di vecchia data che avevo
conosciuto in una grande multinazionale, quando muovevo i primi passi da
consulente, e mi aveva colpito per quel suo tratto accorato, attento anche alla
scelta delle parole, che soppesava in lunghi silenzi. Era nata una amicizia
forte, di quelle che non impongono frequentazioni assidue, che era proseguita
anche nelle successive migrazioni del Magnaga in fine approdato al ruolo di
amministratore delegato della filiale di una azienda americana di servizi, dal
quale mi aveva realmente aiutato, ottenendone in cambio una infinita
riconoscenza e progetti sensati e di successo. Decisi di telefonargli per poter raccogliere quelle
informazioni che mi sarebbero state utili. Le ottenni proprio mentre superavo
il Po’ rientrando in Lombardia.
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