lunedì 19 settembre 2011

L'aiuto di Irene - Nona puntata

Prossimo post mercoledì 21 settembre



Parioletti dunque, imprenditore, titolare della HAL servizi, azienda fondata dal di lui padre sul finire degli anni Settanta, attiva nel settore della organizzazione di eventi, con due filiali internazionali, a Bruxelles e a Parigi. Clienti prestigiosi, specie nel mondo della moda e del lusso, circa 300 persone in Italia e un numero non precisato nelle filiali estere. Luigi Parioletti compare spesso in interviste su riviste di settore e quotidiani economici, a magnificare la qualità della vita offerta dalla propria azienda, capace di valorizzare le persone, le quali sono il vero bene dell’azienda, la quale grazie a questa comunione di affetti e intenti, è in grado di garantire ai propri clienti il meglio in questo servizio. Due video su Youtube nei quali LP viene intervistato da un giornalista che oserei definire amico, e sorride sempre un po’ di sbieco alla videocamera, un sorriso tirato, asciutto, rassicurante sì, ma più vicino a quello di Jack Nicholson che non a quello di Harrison Ford.
Perché mi chiama? Che cosa vorrà? Anticipare: è necessario capire prima per essere pronti. Studiamo. Ecco, forse: annuncia che intende espandere la propria presenza in Europa, magari puntare all’Asia. E quotarsi in Borsa. E per farlo c’è bisogno di una squadra attenta e allineata. Potrebbe essere questo il punto. Proseguo nell’analisi del cliente e dei suoi clienti. E dei suoi concorrenti. Bisogna avere tutto sul tavolo. Arriva Irene. Saluto, beviamo un caffè, scambiamo due parole e poi insieme a lavorare su HAL servizi, chissà perché a me viene sempre in mente il vincisporco di una pubblicità dei tempi di Carosello.
Irene è una ammirevole assistente. Anche una piacevole ragazza. Ragazza si fa per dire, almeno dal punto di vista anagrafico. Anche se sono sempre tutte ragazze.
Ciò che apprezzo di lei è la sua capacità di non fermarsi all’apparenza delle mie richieste. Non ha paura di mettermi in discussione, qualità che apprezzo molto dato che mi aiuta a superare quella barriera di me che non sempre riesco a penetrare, quella membrana che separa le mie idee dalla mia presunzione, e che può annebbiare la limpidezza dello sguardo e condurre su praterie dove l’ego scorazza così a lungo da perdersi e piombare in quella disperazione acida e sudata che prende alla gola.

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